E anche quest’anno l’allegra brigata parte per Gembloux. Appuntamento irrinunciabile, almeno per me, che mi ha fatto capire, qualche annetto fa, che le mostre non si pesano solo con le vendite.
Quante volte ci sentiamo chiedere al ritorno di una mostra: “Come è andata?” E se rispondiamo che è andato tutto bene molti ribattono: “Hai venduto tutto?”. E’ normale in una mostra in cui si può vendere misurare la buona riuscita della manifestazione sul volume delle vendite. Ma a volte, e ve lo racconto, questo è del tutto riduttivo.
Gembloux ci viene raccontata dai nostri “nonni” come una mostra piena di gente, dagli scambi importanti e la qualità molto alta. Essere entrato nella lista degli espositori, anche se un po’ all’italiana, mi riempe di orgoglio. Sono carico a molla!
La sala è piena di gente e di tavoli. Dovete immaginare, se non ci siete mai stati, ad una specie di teatro dove al posto delle sedie, ci sono dei terrazzamenti larghi all’incirca 3 metri. In ogni “terrazza” ci sono due file di tavoli che si guardano e il corridoio che si viene a creare è strettissimo. La gente passa, si ferma, chiede, prova e molto spesso… compra.
Al mio tavolo non si ferma quasi nessuno e dei pochi che si fermano solo alcuni sembrano interessati. La sera del sabato il mio morale è sotto i piedi. Tutti i miei compagni hanno venduto ed io sono l’unico a non aver completato una vendita. Mi sento, ovviamente, molto triste. Dove ho sbagliato? I prezzi? Troppo alti? Troppo bassi? I coltelli son fatti male? Ho gusti di merda?
Andando a cena non provo nemmeno a nascondere la mia frustrazione. Non è invidia nei confronti negli altri. Qualcosa non va e non ho ancora capito cosa. Per fortuna siamo in Belgio e di buoni modi per dimenticare ce ne sono. Specialmente se trovi il Maestro Ottonello al bar dell’hotel e ci fai serata…
La domenica mattina le cose non si mettono meglio. E oltre alla frustrazione delle mancate vendite ho tutti i sintomi di un hangover fotonico. Alle 9 comunque inizio il cosidetto “contralcol”. La birra di Gembloux è buonissima e secondo “i nonni” non gonfia nemmeno… All’interno della sala c’è un bar e per acquistare la birra ti rilasciano una specie di bigliettino preso da un rotolo. Io giro la mostra con una sciarpa di biglietti e a mezzogiorno mi sento come Di Caprio sul Titanic. Ma la situazione non cambia… Non ho venduto ancora nulla.
Subito dopo pranzo la voglia di chiudere tutto è tanta. Denis mi convince ad aspettare. La partita non finisce fin quando l’arbitro non fischia.
Ad un certo punto arriva al mio tavolo un signore con la moglie. Ha un negozio di materiali. E’ svedese. Mi chiede se sono interessato a fargli 5 lame finite, solo le lame, in Damasteel. Fornirebbe il materiale e mi pagherebbe un tot a lama. Io dovrei disegnare qualche modello e sottoproglielo. Poi ci ripensa… Tutto sto sbattimento… Vuole 10 lame. Gli chiedo se devo mettere il mio logo e lui dice di si. Che è ovvio che devo mettere il mio logo. Sigliamo l’affare con una birra.
Torno al banco e penso che se avessi messo via tutto prima del previsto non avrei portato a casa niente. Sta cosa mi fa riflettere. E’ vero, alla mostra non ho venduto un pezzo ma sono stato “notato”. Guardo il tavolo e mi accorgo che non ci sono più i biglietti da visita. In due giorni ne ho fatti fuori circa 500. Ho un centinaio di follower in più su Instagram…
A casa dopo qualche giorno il signore delle lame in Damasteel mi manda una mail e mi dice di aver cambiato idea. Ne vuole 25. Mesi dopo, quando inizio a postare su Instagram il WIP del progetto delle lame, ricevo un like. Proprio da parte di Damasteel…
Nel giro di un mese vengo contattato da un cuoco. Ha visto le lame a Gembloux. Ne ordina per lui e per tutta la brigata. Mi dice che aveva visto i miei coltelli ma a quelle cifre preferiva farsi fare qualcosa di completamente custom. Se avessi avuto qualcosa di meno costoso l’avrebbe preso direttamente alla mostra. Dopo questo scambio inizio a pensare ad un coltello con materiali top ma che abbia un prezzo più appetibile…. lo chiamerò Onesto, che diventerà ONE.
Gli effetti di una mostra non sono mai limitati ai giorni della mostra stessa. Si instaurano una serie di dinamiche i cui risultati si vedono anche molto tempo dopo. E non ci sono solo gli aspetti legati direttamente alla vendita. Lo scambio, il confronto con gli altri coltellinai porta a nuove idee, nuovi processi e ad un miglioramento generale.
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